Conosciamo la storia di Clara
Mi chiamo Clara. Ho 54 anni, e ho avuto il carcinoma uroteliale.
Perché a me?
È cominciata come a molti. Ematuria. Una mattina di due anni fa, ho trovato del sangue nelle urine. Era un periodo stressante. Due settimane dopo … una sensazione generale di fastidio. Un paio di fitte nel sonno, come crampi, tanto forti da svegliarmi. E poi sangue, di nuovo. Come se ne sono andate la prima volta, se ne andranno anche la seconda. Ho telefonato al mio medico di base e mi ha detto di stare tranquilla. Il sangue andava e veniva. Allora il medico mi ha prescritto esami del sangue ed ecografia. Un polipo. Ecco la diagnosi. Niente di psicosomatico. Mi consigliano una visita urologica. Chiamo e fisso un appuntamento. Dico qualcosa a Marco, il mio compagno, minimizzo. Ancora nulla a mia figlia.
Visita … l’urologo controlla gli esami e mi prospetta subito una resezione endoscopica transuretrale (TUR). In un paio di giorni la dimettiamo. Dell’intervento so il minimo: non è invasivo, quindi niente cicatrici e dovrebbe anche essere in anestesia locale, quindi non devo avere paura. Rimosso il polipo lo si analizzerà e se tutto andrà bene, cosa che ci auguriamo, potrà ritornare alla sua vita di sempre.
Che sarà mai? A mia figlia ho detto che avrei dovuto fare un piccolo intervento… un polipo e via. Marco ha fatto un po’ di ricerche in internet, a me ha dato fastidio. L’intervento è andato bene. Il ricordo più vivido sono le cannule post-operatorie… uscivano da lì … e facevano una certa impressione, oltre che dare fastidio. Dopo 48 ore… tolte, dimessa e tutto a posto.
Tutto a posto. Tutto, a posto per il momento. Dopo 5 mesi. Ancora. Ancora sangue. Ancora esami. Ancora un polipo. Ancora un ricovero. Ancora una resezione endoscopica transuretrale. Non due … ma 4, seguite da instillazioni nella vescica. 4 resezioni endoscopiche transuretrali in poco più di 2 anni. Lo tiravamo via e lui ritornava. Poi si deve essere stancato. Ed è mutato. Non era più innocuo. Era diventato uno di quelli brutti, di quelli cattivi.
E adesso?
Ecco cosa mi sono chiesta. Ecco che cosa ho chiesto al mio urologo.. Bisognava intervenire chirurgicamente, bisognava rimuovere la vescica e non solo, anche l’utero e parte della vagina. In fretta. Subito. Optiamo quindi per una cistectomia radicale. Optiamo … il chirurgo mi ha detto procediamo così. E io ho annuito. Ne ho parlato con Marco … gli ho detto che mi avrebbero messo un sacchetto attaccato alla pancia, la mia nuova vescica (pausa). Non me lo avrebbero tolto mai più. Ero furibonda perché avevo scoperto cosa fosse una stomia … solo in quell’ultima visita. Perché non avevo chiesto prima? Non lo so. Carattere, forse.
Ho dovuto dirlo a mia figlia. Lei mi ha ascoltato in silenzio poi mi ha detto. “Ce la farai. Sei forte. Ti voglio bene” … Nient’altro … Il giorno dopo mi ha inviato un link di un’azienda che produceva fasce per “nascondere” il sacchetto e andare al mare. “Per la prossima estate, mamma”. E io ho pianto. Non ero sola.
L’operazione è andata. Qualche piccola complicazione post-operatoria, ma alla fine è andato tutto bene.
La mia vita? (grosso sospiro) Faccio praticamente tutto. Si impara a convivere con questa cosa. Ho imparato a chiedere: gli altri pazienti, incontrati grazie a Palinuro, mi sono stati d’aiuto per capire cosa e come fare in questa o quella situazione. Io, insomma, ho cominciato a parlarne con gli altri. A chiedere! A 50 anni suonati. Chi lo avrebbe mai detto! Si può cambiare, in tutti i sensi.
Ultimo ostacolo, l’intimità con Marco. (pausa) Il sacchetto non aiuta. Ho chiesto aiuto: io e Marco abbiamo cominciato a vedere un terapeuta … e parlarne. Lui è sereno. Dice che abbiamo tutto il tempo del mondo.
Clara