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Conosciamo la storia di Vanessa

Capitolo 1 – La mia sfida quotidiana

Mi chiamo Vanessa e sono un’oncologa. Nel corso degli anni ho avuto modo di incrociare le storie di molti pazienti con tumore della vescica. Quando arrivano da me, purtroppo, queste persone hanno già alle spalle un percorso di cura difficile, il più delle volte anche molto invasivo, che li ha segnati fisicamente e psicologicamente. La loro malattia in genere è già in una fase avanzata o addirittura a volte hanno già sviluppato delle metastasi.
Sino a poco tempo fa , noi oncologi, non avevamo molto da offrire a queste persone.
Negli ultimi anni lo scenario terapeutico si è arricchito di nuove opzioni che oggi ci permettono di avere più “frecce al nostro arco” e che possiamo utilizzare

Capitolo 2 – Un cambiamento tanto atteso

Marika, una giovane donna sui 50 anni, arrivò la prima volta in ambulatorio trascinando una borsa che conteneva un plico colmo di documenti. Era arrivata a me grazie al suo urologo, dopo averle provate tutte.
La sua situazione era alquanto complicata: aveva un tumore di 7 centimetri – praticamente come portare un cavolfiore in vescica – che le causava infezioni ricorrenti, dolore e sangue quando urinava, e come se non bastasse aveva lesioni al fegato e al polmone. Una qualità di vita pessima.
Decidemmo di iniziare una prima linea di trattamento con chemioterapia per circa 5 mesi. Dopo poco tempo Marika iniziò a notare un miglioramento della sintomatologia e la qualità della sua vita migliorò notevolmente.
Purtroppo, dopo 3 mesi dalla fine della chemioterapia, ci trovammo di fronte ad una progressione. La malattia era tornata a farsi viva!
A quel punto decidemmo di iniziare con l’immunoterapia.
Dopo due mesi, alla TAC di controllo, il radiologo venne da me, incredulo: “Guarda qui”, mi disse. Non ci credevo. Ora, solo a pensarci, ho la pelle d’oca. La lesione di 7 centimetri in vescica era notevolmente ridotta Marika se ne era già accorta, prima di fare la TAC, perché la sua vita aveva preso una svolta.
Oggi Marika continua il suo trattamento, che tollera bene e che le provoca pochi effetti collaterali e continua con i suoi controlli regolari.
Nell’affrontare il suo percorso è sempre piena di positività e coraggio e, ogni volta che ci vediamo, ci tiene a ringraziarmi per questa finestra di speranza che si è aperta sul suo futuro.
In realtà sono io a dover ringraziare lei, e tutti i miei pazienti, che mi permettono di non dimenticare mai il valore inestimabile di ogni singolo giorno.

Capitolo 3 – Un gioco di squadra

Oggi noi oncologi abbiamo a disposizione diverse opzioni terapeutiche, diversi meccanismi d’azione, che ci consentono di accompagnare i nostri pazienti lungo il loro percorso di malattia.
E’ innegabile che la ricerca scientifica ci rende testimoni di un momento molto positivo e di svolta nel trattamento del tumore della vescica, specialmente in fase metastatica ma, allo stesso tempo, siamo consapevoli che ciascuna persona e ciascuna storia è diversa e non esiste un approccio che vada bene per tutti.
Il nostro obiettivo principale rimane quindi quello di prenderci cura della singola persona, scegliendo il percoso terapeutico più adatto per ciascuno.
Si tratta di un percorso da affrontare insieme, come un’unica squadra, noi oncologi, insieme agli urologi, uniti con e per i pazienti!

Vanessa