
CAMPAGNA
Supporto, Vicinanza, Condivisione
Uniti contro il carcinoma renale
Il carcinoma a cellule renali è il più diffuso tumore del rene. Poco conosciuto, è spesso silente e asintomatico e viene per questo scoperto, nella maggioranza dei casi, durante accertamenti svolti per altre ragioni. “Fianco a fianco” è un progetto nato per aumentare la consapevolezza sul carcinoma renale attraverso la diffusione di informazioni corrette e aggiornate sulla malattia e per supportare pazienti e caregiver con consigli pratici.
COS’È
Carcinoma renale: cos’è, fattori di rischio e sintomi
Tra le patologie che possono interessare i reni, organi importantissimi per il nostro organismo e per la nostra salute, c’è il carcinoma renale o carcinoma a cellule renali (RCC, Renal Cell Carcinoma), una neoplasia che in Italia, nel 2023, ha fatto stimare circa 12.700 nuove diagnosi. Spesso silente e asintomatico, il carcinoma renale viene frequentemente scoperto per caso, attraverso esami clinici effettuati per altre ragioni. La corretta informazione rispetto a questa patologia è quindi di fondamentale importanza.
Che cosa sono i reni
Prima di parlare di cos’è il tumore del rene, è bene approfondire brevemente le caratteristiche principali di quest’organo. I reni sono organi simmetrici di colore rosso-bruno, caratterizzati dalla forma di un fagiolo e la grandezza di un pugno. Questi organi sono posti nella parte superiore posteriore dell’addome, ai lati della colonna vertebrale. La parte concava del rene viene chiamata ilo. Rivolta verso il centro del corpo, questa parte è il punto d’entrata per nervi, vasi sanguigni e linfatici, e uretere. L’ilo è collegato al seno renale, una rete di vasi sanguigni associati ai nefroni, strutture tubulari responsabili delle funzionalità principali dei reni: filtrare il sangue, eliminando l’acqua in eccesso e le sostanze di scarto attraverso l’urina, mantenere l’equilibrio idrosalino del nostro corpo e produrre ormoni importanti per il corretto funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio. I reni possono essere colpiti da patologie molto comuni e note, come i calcoli renali, e in alcuni casi da malattie più complesse e importanti a livello clinico, come il tumore del rene.

Il tumore del rene: cos’è
Il carcinoma a cellule renali costituisce circa il 90-95% di tutti i tumori del rene, mentre la restante parte è rappresentata da tipi di tumore renali meno frequenti, come il carcinoma a cellule transizionali, il tumore di Wilms (che colpisce maggiormente i bambini), ed i sarcomi renali.
Il carcinoma renale si origina dalla mutazione genetica di alcune cellule dell’organo, con una conseguente proliferazione incontrollata delle stesse. In generale, punto di partenza di questo fenomeno sono le strutture tubulari che costituiscono i nefroni. In casi meno frequenti il processo può iniziare anche da altre componenti, come ad esempio dalla capsula di rivestimento dell’organo, oppure da altri tessuti.
In genere è monolaterale, ma in una piccola percentuale di casi, dall’1 al 5%, il carcinoma renale può essere multiplo o bilaterale, può cioè manifestarsi in entrambi i reni. Nel 55% dei casi la malattia alla diagnosi è confinata al rene con la possibilità di asportazione chirurgica e guarigione in circa il 50% dei pazienti. Nel 25-30% circa dei casi si presenta invece in fase avanzata e/o metastatica.
Quanto è diffuso
9°
Posizione del tumore del rene come neoplasia più diffusa in Italia
13.282
Nuove diagnosi stimate nel 2024
154.800
Le persone attualmente affette da carcinoma renale nel nostro Paese
Il tumore del rene è la nona neoplasia più diffusa in Italia, con 13.282 nuove diagnosi stimate nel 2024. In totale sono 155.000 le persone attualmente affette da carcinoma renale nel nostro Paese. Secondo le più recenti stime del 2024 dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), questo tumore interessa gli uomini circa il doppio rispetto alle donne: sul totale dei pazienti, infatti, 100.200 casi riguardano il sesso maschile e 54.600 casi quello femminile.
100.200
Casi riscontrati in soggetti maschili
54.600
Casi riscontrati in soggetti femminili
In generale, l’incidenza cresce all’aumentare dell’età, con un picco nell’ottava decade di vita: il rischio cresce dopo i 60 anni, mentre è meno frequente ricevere una diagnosi sotto i 40 anni.
L’incidenza, inoltre, è in media più elevata al Nord e al Centro Italia rispetto al Sud.
I tipi di tumore del rene
Il carcinoma renale comprende a sua volta diversi sottotipi tumorali, ovvero forme differenti della patologia, di cui la più diffusa è il carcinoma a cellule chiare.
Oltre a questo, ci sono sottotipi meno comuni, quali il carcinoma renale papillare, il carcinoma cromofobo, il carcinoma dei dotti collettori e altre varianti ancora più rare.
Tutti questi sottotipi vengono identificati e studiati esaminando le cellule tumorali al microscopio: questo studio è importante per ottenere informazioni sulle caratteristiche della malattia e per trattarla nella maniera più adeguata.
Il carcinoma a cellule chiare è la forma più comune e riguarda il 70-80% delle diagnosi di RCC . Le cellule renali colpite dalla neoplasia presentano numerose alterazioni e risultano ricche di sostanze quali glicogeno e lipidi. Come indica il nome del tumore, queste sostanze fanno sì che al microscopio le cellule appaiano chiare o pallide, simili a “bolle”.
Il carcinoma renale papillare conta il 10-15% dei casi totali di RCC.
Il carcinoma cromofobo è un sottotipo meno comune di carcinoma renale, che riguarda circa il 5% dei casi.
Il carcinoma dei dotti collettori è un sottotipo raro, che conta circa l’1% di tutti i casi, e viene spesso diagnosticato nel corso di accertamenti effettuati per altre ragioni o quando la malattia è già avanzata.
Come indica il suo nome, il tumore origina dai dotti (o tubuli) collettori, che compongono la parte terminale del nefrone.
Inoltre, ci sono tipologie di cancro al rene che non rientrano nel carcinoma renale (RCC) e che hanno un aspetto e delle caratteristiche molto differenti. Si tratta di linfomi, sarcomi, del carcinoma uroteliale e del nefroblastomia o tumore di Wilms (quest’ultimo colpisce principalmente i bambini).
Tasso di sopravvivenza nel tumore del rene
Una delle misure standard utilizzate dagli specialisti per stimare la prognosi in una data patologia è il “tasso di sopravvivenza a distanza di cinque anni di tempo dalla diagnosi”.
Nel tumore del rene i tassi di sopravvivenza indicano che 7 pazienti su 10 (precisamente il 71%), e vale in egual misura per gli uomini e per le donne, sono vivi a distanza di cinque anni dalla diagnosi. Queste stime, abbastanza favorevoli, sono valori medi che includono tutte le diagnosi di tumore del rene a qualsiasi stadio.
Entrando nel dettaglio, per i pazienti per i quali al momento della diagnosi il tumore risulta ancora confinato al rene (circa il 55% del totale), il tasso di sopravvivenza a 5 anni sale al 93%: dunque 9 su 10 sono vivi dopo 5 anni. Fortunatamente più del 50% dei pazienti che hanno ricevuto una diagnosi precoce guarisce. In una parte di casi, pari a circa il 19% del totale, nel momento della diagnosi il tumore risulta invece localmente avanzato (nello stadio III), ovvero, già diffuso ai tessuti e agli organi contigui e/o ai linfonodi: in questo scenario circa il 72% dei pazienti è vivo dopo 5 anni. Quando la malattia è già molto diffusa e ha sviluppato metastasi a distanza, come avviene per il 25-30% delle diagnosi, il tasso di sopravvivenza a 5 anni scende notevolmente.
FATTORI DI RISCHIO
Tumore del rene: i fattori di rischio
A oggi le cause del tumore al rene non sono note, tuttavia si conoscono alcuni fattori di rischio che possono favorirne l’insorgenza.
Il principale fattore di rischio per il carcinoma renale è il fumo di tabacco: i fumatori presentano un rischio aumentato del 50% di sviluppare questa malattia.
Altri fattori concorrenti sono l’obesità e l’ipertensione arteriosa. In particolare, per ogni aumento di 5 punti dell’Indice di massa corporea (BMI) si stima una crescita del rischio pari al 24% negli uomini e al 34% nelle donne. L’ipertensione arteriosa, invece, è associata ad un aumento del rischio del 60%.
Ci sono poi anche altri fattori a cui prestare attenzione, quali:
- la presenza di una malattia cistica del rene, relativamente comune nei pazienti in dialisi
- l’esposizione professionale a sostanze tossiche, fra cui il tricloroetilene, noto con il vecchio nome di trielina, un agente ancora utilizzato per la pulizia di alcune superfici e per il lavaggio a secco
- l’uso regolare e protratto (si parla di più di 10 anni) di alcuni antinfiammatori non steroidei
Una piccola quota di casi di carcinoma renale, infine, si manifesta in pazienti che presentano specifiche mutazioni e malattie genetiche. Fra queste ci sono:
- mutazioni del gene VHL, responsabile della sindrome di Von Hippel-Lindau, una malattia genetica rara
- mutazioni dell’oncogene MET, un gene che stimola la proliferazione cellulare e che può portare a una trasformazione neoplastica delle stesse.
SINTOMI
Tumore del rene: i sintomi
La sintomatologia del tumore del rene si manifesta generalmente soltanto negli stadi più avanzati della malattia.
Nella gran parte dei casi, infatti, nelle fasi iniziali della malattia il quadro clinico è del tutto muto e i sintomi sono spesso comuni a patologie meno gravi, per cui è importante non allarmarsi e sottoporre il proprio caso a uno specialista. Il medico, in base alle informazioni riportate, valuterà quali esami e accertamenti effettuare per identificare la natura del problema
I principali sintomi associati al carcinoma renale sono tre:
- sangue nelle urine (noto in ambito medico come “ematuria”)
- dolore lombare o al fianco, sotto le costole
- massa addominale
Possono manifestarsi anche altri disturbi che colpiscono zone distanti dalla sede del tumore e interessano il 20% dei pazienti con carcinoma renale. Per esempio, possono apparire i seguenti sintomi: febbre di origine sconosciuta, perdita di appetito e peso, anemia, ipertensione arteriosa, sudorazioni notturne, rigonfiamenti delle vene dei testicoli, sanguinamento nel tossire, dolore osseo.

DIAGNOSI
Carcinoma renale: percorso diagnostico terapeutico
PERCORSO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO
Il sospetto diagnostico
Attualmente non esiste uno screening specifico che permetta di rilevare il carcinoma renale. La diagnosi è sempre più spesso di tipo “incidentale” nel corso di un esame ecografico effettuato per altri motivi.
Solitamente l’iter diagnostico comincia dal medico di medicina generale che, dopo la visita, prescrive gli esami e le radiografie del caso e, se lo ritiene opportuno, suggerisce di consultare uno specialista per una più approfondita valutazione ed eventuale esecuzione di ulteriori esami, tra cui.
L’esame strumentale attraverso il quale viene più frequentemente riscontrata una neoplasia renale in assenza di sintomi specifici è l’ecografia.
Nella maggior parte dei casi, consente di rilevare la presenza della eventuale massa e permette di effettuare una prima diagnosi, che dovrà però essere confermata da ulteriori indagini.
La TAC, da effettuarsi prima e dopo la somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto, permette di avere un’immagine più chiara della sede del tumore, dell’interessamento delle vie urinarie, del rapporto con le strutture vascolari del rene, della presenza o meno di altre sedi di malattia e, in definitiva, di definire un programma terapeutico.
La risonanza magnetica è una procedura diagnostica simile alla TAC ma a differenza di questa usa i campi magnetici anziché i raggi X. Come la TAC offre ulteriori informazioni sull’estensione locale della malattia e su eventuali metastasi. È utilizzata soprattutto nel caso di controindicazioni alla TAC.
Biopsia renale
In specifici casi, soprattutto in vista di una sorveglianza attiva o di un trattamento ablativo, può rendersi necessaria una biopsia renale per accertare l’eventuale presenza di cellule neoplastiche. Oggi è considerata una procedura diagnostica di routine nella caratterizzazione delle masse renali di dubbia natura o non suscettibili di approccio chirurgico.
STADIAZIONE
Tumore del rene: l’evoluzione
Insieme alla diagnosi, gli specialisti effettueranno la cosiddetta stadiazione del tumore, ovvero valuteranno la sua dimensione e la sua eventuale diffusione ai linfonodi o ad altri organi e tessuti. I tumori del rene sono infatti classificati in quattro stadi che identificano la gravità della malattia.
Stadio I
Il tumore è limitato al rene e il suo diametro è inferiore ai 7 cm
Stadio II
Il tumore è ancora confinato al rene ma con un diametro maggiore di 7 cm
Stadio III
Il tumore non è più limitato al rene, ma non ha dato metastasi a distanza
Stadio IV
Il tumore ha dato metastasi a distanza


Questa classificazione più generale può essere ulteriormente dettagliata mediante il sistema di stadiazione TNM (dove l’acronimo TNM sta per “Tumore, Nodo, Metastasi”, che è rappresentato nella figura qui sotto).
- La T si riferisce alle dimensioni del tumore primitivo – ovvero il tumore nella sede in cui si è originato – che sono misurate da un punteggio che va da 0, per tumori molto piccoli, fino a 4, molto ampi.
- La N (nodi) indica il grado con cui la malattia si è estesa ai linfonodi, e parte da un livello 0, in cui non c’è alcuna diffusione, per arrivare ad un livello 3, in cui i linfonodi coinvolti sono numerosi (in questo specifico caso la classificazione si ferma a N2).
- La M, che sta per metastasi, assume un valore 0, se il tumore è rimasto nella sede primaria, oppure 1, se invece si è diffuso ad altri organi e distretti corporei.

AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), “Linee Guida AIOM – I tumori del rene”, Ed. 2021, p. 21
Chirurgia
L’intervento al rene rappresenta, ove possibile, l’opzione terapeutica principale spesso necessaria per raggiungere una possibile guarigione. Allo stato attuale, sono disponibili diversi approcci chirurgici ed è compito dello specialista decidere quale strada percorrere. Tra i fattori da considerare ci sono le dimensioni del tumore, l’eventuale presenza di metastasi, l’età del paziente e le sue condizioni generali di salute.
L’intervento per la rimozione del tumore del rene è la nefrectomia e può essere radicale o parziale.
La nefrectomia radicale è indicata in caso di tumori estesi e comporta l’asportazione completa dell’organo, nella sua interezza, e dei tessuti adiposi circostanti. Può essere eseguita per via laparoscopica, robotica oppure mediante tecnica tradizionale, a cielo aperto, praticando un’incisione sul fianco o lungo la linea mediana. Se la malattia si trova in uno stadio avanzato, il chirurgo può inoltre decidere di asportare i linfonodi prossimi all’organo per verificare l’eventuale pesenza di cellule tumorali.
La nefrectomia parziale prevede la rimozione della sola massa tumorale e di una piccola porzione di rene sano, adiacente alla stessa, in modo da rimuovere il tumore e salvaguardare la funzionalità renale residua. Nel complesso, costituisce il principale trattamento per il carcinoma renale e spesso l’unico trattamento per raggiungere una possibile guarigione. Nei pazienti che si sono sottoposti ad una nefrectomia soltanto parziale, e non radicale, il beneficio di avere due reni funzionanti contribuisce alla migliore salute renale e dunque alla salute generale.
Valutazione multidisciplinare
La diagnosi e la terapia del carcinoma renale hanno bisogno di molte competenze diverse. I centri d’eccellenza per il trattamento del carcinoma renale che possiedono il Bollino Arancione, quindi riconosciuti dalla Società italiana di Urologia (SIU), assicurano a ogni paziente di essere seguito da un team multidisciplinare nella maniera più efficace possibile. Nel caso di sospetto di tumore del rene, fra gli specialisti di riferimento a cui rivolgersi vi è:
Si occupa della diagnosi e del trattamento delle patologie che colpiscono l’apparato urinario. È il punto di riferimento in caso di tumori al I, II e III stadio.
Il medico che si occupa del trattamento farmacologico dei tumori del rene. È il punto di riferimento in caso di tumori al IV stadio.
Medico specialista, esperto nella diagnosi delle malattie sulla base dello studio delle cellule al microscopio.
Medico specialista, esperto in oncologia e nell’uso delle radiazioni ionizzanti a scopo terapeutico.
Si compone di diversi specialisti, per un’assistenza completa al paziente: biologi molecolari, anatomopatologi, radiologi, radiologi interventisti, medici del dolore, cardiologi, psicologi, nutrizionisti, fisiatri.
Terapia adiuvante (dopo la chirurgia)
Nei pazienti operati con chirurgia radicale ma che per caratteristiche istologiche hanno un rischio elevato di recidiva, lo specialista può prescrivere l’immunoterapia adiuvante, ovvero somministrata subito dopo la chirurgia.
Questa si basa sull’inibizione dei checkpoint immunitari che hanno il ruolo di frenare la risposta immunitaria. Inibendo questi checkpoint, le cellule del sistema immunitario possono riprendere il proprio ruolo, riducendo o bloccando la crescita tumorale.
Gli effetti collaterali più comuni sono diarrea, nausea, prurito, dolore articolare e stanchezza, per lo più di entità da lieve a moderata.
Terapie
Il percorso terapeutico è definito dal team multidisciplinare in base allo stadio e alla sede del tumore ed è frutto di un’accurata valutazione del team medico, che soppesa tutti gli elementi della malattia insieme allo stato di salute del paziente. Le terapie includono trattamenti locali, che agiscono localmente, e sistemici, che interessano l’intero organismo e sono impiegati solitamente negli stadi avanzati del tumore.
Tra le terapie loco regionali sono incluse:
- Embolizzazione: una procedura di radiologia interventistica, minimamente invasiva, volta a interrompere l’afflusso di sangue al carcinoma renale. È indicata nel trattamento preoperatorio del tumore al rene per scongiurare, in fase di resezione chirurgica, eventuali emorragie e nel trattamento della neoplasia renale non idonea all’intervento chirurgico. Questa procedura, pur essendo mini-invasiva, può comunque essere associata ad effetti collaterali e rischi di complicanze, come ematomi, embolizzazione accidentale di aree non da trattare, nausea, vomito e febbricola, associate alla procedura, che regrediscono spontaneamente o con semplici trattamenti farmacologici.
- Termoablazione: prevede l’uso di temperature molto calde o molto fredde, che distruggono le cellule tumorali grazie a tecnologie e sistemi basati sul raggiungimento del tumore mediante un ago sottile.
- Radioterapia stereotassica: la cosiddetta radioterapia stereotassica (SBRT) è una tecnica che consente di somministrare elevate dosi di radiazioni dirette verso piccoli target tumorali distruggendoli mediante la necrosi tumorale. Tra i candidati ideali della SBRT ci sono gli anziani e i soggetti con carcinoma renale primario che, a causa di diverse ragioni, non possono sottoporsi all’intervento chirurgico. In caso di carcinoma a cellule renali oligometastatico, ovvero con lesioni metastatiche limitate per numero e sede, la SBRT sembra essere molto promettente per eradicare la malattia metastatica e procrastinare il trattamento sistemico. La radioterapia può causare effetti collaterali la cui entità dipende dalla dose di radiazioni e dalla durata del trattamento. Fra le reazioni più comuni ci sono: nausea, vomito e stanchezza. È importante, soprattutto nel caso in cui i disturbi persistano, informare il radioterapista o il proprio medico di riferimento per trovare la strategia di gestione più corretta.
- Terapie a bersaglio molecolare: nel carcinoma renale, quando sono presenti o si sviluppano metastasi, si possono prendere in considerazione le terapie a bersaglio molecolare (anche chiamate terapie mirate o farmaci intelligenti). Queste terapie agiscono su un bersaglio (di solito un recettore – una proteina) espresso in misura maggiore sulla superficie o all’interno delle cellule tumorali, bloccandone l’azione e arrestando così la crescita delle cellule tumorali. In altri casi, il farmaco è diretto invece contro un altro componente, quale la molecola che si lega al recettore per attivarlo. A differenza della tradizionale chemioterapia, queste terapie agiscono in modo più mirato su una molecola o su un processo associato alle cellule malate senza colpire (o almeno colpendo in maniera ridotta) quelle sane, limitando così gli effetti indesiderati. Tuttavia, possono comunque comparire alcuni sintomi, tra cui: manifestazioni cutanee, ipertensione, diarrea, nausea e affaticamento.
- Immunoterapia e terapie di combinazione: il trattamento della malattia metastatica si è molto modificato negli ultimi 5 anni soprattutto grazie all’avvento delle terapie di combinazione. Le terapie di combinazione per il tumore del rene possono includere terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia. L’immunoterapia per il tumore del rene, oggi utilizzata anche in fase adiuvante, rappresenta un’arma – insieme alle terapie a bersaglio molecolare – per affrontare la malattia negli stadi più avanzati. A differenza dei trattamenti antineoplastici tradizionali, che si concentrano sulle cellule tumorali in sé, il target dell’immunoterapia è rappresentato dal sistema immunitario. Quest’ultimo viene riattivato in modo tale da consentirgli di riconoscere e attaccare le cellule neoplastiche, innescando una risposta contro il tumore. È ben tollerata, ma associa possibili effetti collaterali legati alle due classi di farmaci, in particolare innalzamento della pressione sanguigna, disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale e reazioni autoimmuni.
CONVIVERE CON LA DIAGNOSI
Alimentazione, attività fisica e supporto psicologico dopo la diagnosi di tumore al rene
Confrontarsi con una diagnosi di tumore è un processo difficile che porta con sé emozioni intense con cui fare i conti anche per fronteggiare al meglio il periodo successivo e dunque il percorso terapeutico. In questo cammino, oltre a trattamenti farmacologici specifici per contrastare il tumore, è fondamentale prendersi cura a tutto tondo del proprio corpo e della propria mente.
In caso di diagnosi di tumore al rene è importante seguire le indicazioni del proprio medico sui farmaci da prendere, sottoponendosi quanto prima ai trattamenti antitumorali prescritti. Oltre alle cure è bene seguire la dieta più adatta al proprio caso e svolgere esercizio fisico moderato in base alle raccomandazioni degli specialisti.
In generale è importante prestare attenzione ai seguenti aspetti:
- un’alimentazione adeguata
- un’attività fisica bilanciata
- il supporto psicologico
- una buona comunicazione con il medico

L’attività fisica per chi è affetto da carcinoma renale
Allo stato attuale non ci sono ancora linee guida sull’attività fisica specifiche per le persone affette da carcinoma renale, che tengano conto delle peculiarità della malattia e dei trattamenti affrontati dai pazienti. In generale è lo specialista, insieme al team medico, a indicare quale e quanto esercizio può praticare il singolo paziente, sulla base delle caratteristiche individuali e della particolare fase del percorso terapeutico in cui si trova.
Ricordiamo che fra i fattori di rischio del tumore del rene, oltre al fumo che è il principale, ci sono l’ipertensione arteriosa e l’obesità. Sappiamo che l’esercizio, compatibilmente con le proprie condizioni di salute, aiuta a:
- mantenere il peso forma
- ridurre il rischio cardiovascolare
- regolarizzare la pressione arteriosa
- stimolare la produzione di endorfine e serotonina migliorando l’umore
Attività fisica post nefrectomia
La persona con carcinoma renale, sottoposta a nefrectomia radicale o parziale, viene incoraggiata a rialzarsi e camminare, mettendosi in piedi non appena possibile. Questo nonostante la probabile presenza di un tubicino di drenaggio che, applicato alla ferita, viene rimosso a distanza di qualche giorno.
- Nei giorni immediatamente successivi all’operazione, generalmente, sono consentite brevi passeggiate nel corridoio dell’ospedale al fine di promuovere la ripresa di una corretta circolazione sanguigna abbassando così la probabilità che insorgano trombosi venose.
- Una volta a casa, il paziente seguirà un periodo di convalescenza nel corso del quale è fondamentale avere cura di sé per recuperare le forze e favorire la guarigione della ferita chirurgica. In questo frangente è bene evitare tutte le attività più faticose e seguire tutte le indicazioni del proprio medico anche in relazione alla ripresa del proprio lavoro.
- Trascorse alcune settimane e previo parere del medico, il paziente può finalmente iniziare a fare un po’ di esercizio fisico aumentando, in modo graduale, la frequenza, l’intensità e la durata della pratica.
In linea generale, si consigliano brevi passeggiate e la salita-discesa delle scale. Non sono invece consentite, almeno in un primo momento, nelle sei settimane subito dopo l’intervento, attività che sollecitano la schiena (sollevamento oggetti pesanti). Semaforo rosso anche per le attività fisiche che normalmente si svolgono con l’ausilio di palle mediche, pesi ed elastici.
Per la completa ripresa delle consuete attività è indispensabile avere un po’ di pazienza e attendere circa un mese seguendo scrupolosamente le indicazioni del team medico.
PREVENZIONE
I tumori del rene: prevenzione
Attualmente non esistono delle azioni specifiche e mirate volte a prevenire il tumore al rene. La prevenzione consiste infatti nell’eliminazione dei fattori di rischio, laddove possibile. Per questo è importante cercare di prendersi cura di sé e tutelare la propria salute attraverso uno stile di vita sano, agendo sui fattori di rischio “modificabili”.
In generale non fumare, tenere sotto controllo il peso corporeo e la pressione sanguigna, seguire un’alimentazione corretta e un’attività fisica regolare sono misure importanti per mantenersi in salute e contrastare il rischio di numerose patologie.
È importante ribadire che attualmente non esiste uno screening raccomandato per il carcinoma renale. Per questo motivo è opportuno riferire qualsiasi sintomo al medico che, tenendo conto della storia clinica del paziente, potrà indirizzarlo al meglio.

DOMANDE FREQUENTI
Domande frequenti
Hai domande sul carcinoma renale? Leggi le più comuni al link di seguito e, per richieste più specifiche, contatta il tuo medico di fiducia o informati su fonti attendibili e autorizzate.

PARTNER
Partner di progetto
Anture
ANTURE è l’Associazione Nazionale Tumore del Rene, Onlus nata dall’unione di pazienti affetti da questa patologia.
SIU
SIU è la Società Italiana di Urologia e mira a promuovere e favorire la ricerca, la formazione e lo sviluppo in ambito urologico.
- AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), “I numeri del cancro in Italia – Tumori del rene”, Ed. 2024, p. 169-170, I numeri del cancro in Italia | AIOM
- AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), “I numeri del cancro in Italia” 2023, 12-2023, p. 177, https://www.aiom.it/i-numeri-del-cancro-in-italia/, pagina specifica: https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2024/02/2023_AIOM_NDC-web_def.pdf
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- AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), “Linee guida – Tumori del rene”, Ed. 2021, p. 18, https://www.aiom.it/linee-guida-aiom-2021-tumori-del-rene/, pagina specifica: https://www.iss.it/documents/20126/8403839/LG-483-AIOM_Rene-2021
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- AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), “Linee guida – Tumori del rene”, Ed. 2021, p. 19, https://www.aiom.it/linee-guida-aiom-2021-tumori-del-rene/, pagina specifica: https://www.iss.it/documents/20126/8403839/LG-483-AIOM_Rene-2021
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IT-NON-10819-W-06/2026